LE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI ADERISCONO ALLA GIORNATA CONTRO IL GIOCO D’AZZARDO
LE ASSOCIAZIONI DI TUTELA DEI CONSUMATORI ADERISCONO ALLA CARTA DEI VALORI “L’AZZARDO NON E’ UN GIOCO”
VUOI ADERIRE ANCHE TU? VAI SU WWW.ETICAOAZZARDO.IT
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E’ stato siglato il 18 maggio 2014 il protocollo d’intesa per la difesa del Made in Italy ad opera di Lega Consumatori Genova e Coldiretti Genova. Lo sforzo comune di entrambe le realtà è teso a rafforzare la consapevolezza dei consumatori al momento degli acquisti. «Promuovere una cultura dei prodotti alimentari italiani è un tema strettamente connesso alla lotta alla contraffazione – ha dichiarato Alberto Martorelli, segretario regionale e provinciale della Lega Consumatori Genova – gli strumenti che saranno utilizzati per contribuire alla tutela del consumatore al fine di una scelta consapevole del prodotto saranno quelli non solo legati alle campagne informative ma anche all’istituzione di osservatori bilaterali che monitorino i prezzi e la qualità dei prodotti stessi». L’accordo con Coldiretti avrà, al momento, una durata di tre anni ed oggi è stato ufficializzato il primo step di un percorso preparativo di cinque mesi. Gli obiettivi prefissati sono chiari: «valorizzare l’etichettatura e la trasparenza dell’informazione legata ad essa e quindi puntare anche alla massima chiarezza in tema di provenienza dei prodotti alimentari; monitorare la qualità ed i prezzi degli stessi; avviare un progetto di formazione per gli operatori del settore, con l’eventuale collaborazione di enti pubblici e privati, che poi immettono i prodotti sul mercato» ha dichiarato Martorelli. Alla realizzazione della giornata di oggi hanno contribuito, il presidente di Coldiretti Genova, Germano Gadina, Alberto Martorelli segretario regionale e provinciale della Lega Consumatori Genova (insieme nella fotografia) e Franco Dallegri e Lorenzo Bertocchi sempre del direttivo provinciale e regionale di Lega Consumatori Genova. (nella foto insieme al segretario regionale e provinciale Lega Consumatori, Alberto Martorelli)
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Alessia De Pascalis
Ufficio Stampa CLCU
La tassa sulle transazioni finanziarie – TTF – è un’imposta estremamente ridotta, ad esempio dello 0,05%, su ogni compravendita di strumenti finanziari. Questo non scoraggerebbe i normali investimenti sui mercati, mentre è ben diversa la situazione per chi specula comprando e vendendo titoli nell’arco di pochi secondi o addirittura di millesimi di secondo e che dovrebbe pagare la tassa per ogni transazione. Il peso della tassa diventa progressivamente più alto tanto più gli obiettivi sono di breve periodo. Realizzando 100 operazioni di compravendita sullo stesso titolo dovrei pagare la TTF 100 volte, il che renderebbe l’operazione speculativa economicamente sconveniente. Non solo. Il mercato dei derivati, con costi delle transazioni molto più ridotte del mercato spot, sarebbe colpito in maniera proporzionalmente maggiore. Al contrario, gli acquisti realizzati con orizzonti di lungo periodo non subirebbero effetti apprezzabili. Questo significa che piccoli risparmiatori, fondi pensione e altri investitori istituzionali trarrebbero beneficio dall’imposta il cui peso ricadrebbe su attori altamente speculativi quali gli hedge fund. In altre parole la tassa rappresenta uno strumento di straordinaria
efficacia nel contrastare il “casinò finanziario” e per riportare la finanza al suo ruolo originario: non un fine in sé stesso per produrre denaro dal denaro nel più breve tempo possibile, ma un mezzo al servizio dell’economia e della società. La TTF si limita ai mercati finanziari. Altri trasferimenti, come i pagamenti per beni e servizi, le prestazioni lavorative, le rimesse dei migranti, i prestiti interbancari e ogni operazione delle banche centrali non verrebbero tassati in alcun modo. La dimensione della finanza è tale per cui anche un’imposta dello 0,05% permetterebbe di generare ogni anno un gettito di 200 miliardi di euro nella sola Europa e di 650 miliardi di dollari su scala globale, da destinare al welfare, alla cooperazione allo sviluppo e alla lotta contro i cambiamenti climatici.
Domande Frequenti
Che cos’è una Tassa sulle Transazioni Finanziarie (TTF)?
La TTF è una piccola tassa che verrebbe applicata a tutte le transazioni sui mercati finanziari. Si applicherebbe in particolare a ogni transazione finanziaria perpetuata attraverso lo scambio di azioni, di contratti futures o di qualunque altro strumento finanziario scambiato fra operatori attivi sui mercati.
A quali operazioni finanziarie verrebbe applicata la TTF?
La tassa riguarderebbe tutte le transazioni finanziarie (scambi di azioni, obbligazioni, scambi valutari e contratti derivati) sia sui mercati regolamentati che over the counter (OTC)
Si applicherebbe limitatamente alle transazioni fra attori operanti abitualmente sui mercati finanziari. Le transazioni come pagamenti per beni e servizi, prestazioni lavorative, rimesse all’estero non sarebbero soggette alla TTF.
Prestiti interbancari a breve termine e tutte le ordinarie operazioni bancarie (prelievi, versamenti, bonifici, ecc.) sarebbero esclusi dall’applicazione della tassa.
Qual è il legame fra la TTF e la Tobin Tax?
La Tobin Tax (proposta dall’economista James Tobin negli anni Settanta) è una tassa che riguarda esclusivamente gli scambi di valuta. Con la TTF verrebbe ampliato il numero delle transazioni tassabili e con un tasso inferiore a quello della Tobin.
Quali sono i tassi proposti e a quanto ammonterebbe il gettito della TTF?
I tassi proposti variano dallo 0,01% allo 0,5%. In generale non viene proposto un singolo tasso universale, ma lo si presume variabile a seconda del tipo di transazioni interessate.
In ogni caso la tassa è configurata in modo tale che gli investitori a lungo termine ne risentano solo in un arco di tempo molto lungo (per esempio in occasione dell’acquisto e della vendita di azioni in loro possesso. La tassa è inoltre ideata in modo da avere un impatto lieve sui trader occasionali, mentre intercetterebbe scambi di natura speculativa perpetuati per esempio da trader giornalieri (che eseguono un numero elevato di operazioni spalmate su un arco temporale anche di poche ore se non meno), rendendoli meno convenienti.
Il gettito globale dipenderebbe dal tasso imposto e dall’applicazione della TTF su scala internazionale. Se la tassa venisse applicata globalmente allo 0,05% si stima (Austrian Institute for Economic Research) che il gettito possa attestarsi fra i 500 e i 1000 miliardi di dollari l’anno anche a fronte di una potenziale riduzione di circa il 65% delle attività finanziarie conseguente all’introduzione della tassa.
E’ tecnicamente complicato prelevare la tassa?
Le operazioni finanziarie sulle borse di tutto il mondo vengono registrate su piattaforme elettroniche come lo SWIFT e il Continuous Liked Settlement Bank (CLS Bank). Basterebbe dunque un apposito software per prelevare l’imposta e versarla in automatico (per ogni operazione effettuata) all’ente preposto a raccogliere il gettito.
Chi applica la tassa e chi raccoglie il gettito?
Se la TTF fosse introdotta in un primo momento a livello dei singoli paesi, le rispettive autorità nazionali ne controllerebbero ogni aspetto e deciderebbero autonomamente se e quanto utilizzare del gettito raccolto per progetti internazionali. Questo potrebbe essere uno scenario iniziale. Nella auspicabile prospettiva dell’introduzione della tassa su scala globale, si dovrà andare verso la definizione di un ente sovranazionale (preferibilmente inquadrato nel sistema delle Nazioni Unite) che soprassieda a ogni fase dell’applicazione della TTF con poteri di controllo e di intervento in caso di infrazioni.
Quale sarebbe la destinazione del gettito raccolto?
Parte del gettito raccolto (potenzialmente il 50%) verrebbe impiegato per ridurre il debito pubblico e per compensare le enormi spese pubbliche (pagate con i soldi dei contribuenti) degli ultimi mesi risultate necessarie per salvare il sistema bancario e finanziario nonché al sostegno al reddito e all’occupazione e alla mitigazione delle criticità sociali acuitesi con la crisi. Un’altra parte del gettito verrebbe destinata in aiuti ai paesi più poveri del pianeta e rappresenterebbe una risorsa di importanza fondamentale per realizzare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio fissati dalla comunità internazionale nel 2000. In maniera ancora più generale, parte del gettito raccolto con la TTF potrebbe essere utilizzata per il finanziamento dei Beni Pubblici Globali. Parliamo di quei beni – dalla biodiversità alla tutela del clima fino alla stessa stabilità finanziaria – che interessano l’insieme dell’umanità e che nessun governo è in grado di assicurare autonomamente.
Perché i tempi per una TTF sono maturi?
C’è un deficit di risorse economiche. Il bisogno da parte dei governi di reperire risorse non è mai stato così elevato. Servono ingenti somme per abbattere i deficit pubblici, stimolare l’economia reale e le politiche sociali. Vanno reperite risorse per finanziare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e misure addizionali per far fronte ai cambiamenti climatici. Il sistema finanziario è al momento sottotassato. Nonostante abbia vissuto una fase di ampia espansione negli ultimi decenni fino ad arrivare a occupare la posizione di attore economico di primissimo piano, il settore finanziario contribuisce marginalmente ai bilanci degli Stati, pur trovandosi sempre più spesso (e non solo nelle ricorrenze di crisi cicliche) tra i responsabili delle difficoltà economiche cui gli Stati devono far fronte. Il sistema finanziario deve pagare la sua parte! Le persone non devono pagare due volte i costi di una crisi scatenata dalla finanza. Nei prossimi anni (e anche prima) i governi avranno bisogno di incrementare le proprie entrate e trovare una via d’uscita dalla recessione. Nella previsione di impopolari aumenti delle tasse sul reddito, della tassazione indiretta (IVA e tasse sul patrimonio) o dell’aumento di premi per assicurazioni contro la disoccupazione, l’immediato ampliamento della base imponobile, con l’inclusione del settore finanziario, sembrerebbe la migliore opzione possibile per attenuare i costi sociali della crisi.
Articolo segnalato da ADICONSUM Liguria
La tassa sulle transazioni finanziarie – TTF – è un’imposta estremamente ridotta, ad esempio dello 0,05%, su ogni compravendita di strumenti finanziari. Questo non scoraggerebbe i normali investimenti sui mercati, mentre è ben diversa la situazione per chi specula comprando e vendendo titoli nell’arco di pochi secondi o addirittura di millesimi di secondo e che dovrebbe pagare la tassa per ogni transazione. Il peso della tassa diventa progressivamente più alto tanto più gli obiettivi sono di breve periodo. Realizzando 100 operazioni di compravendita sullo stesso titolo dovrei pagare la TTF 100 volte, il che renderebbe l’operazione speculativa economicamente sconveniente. Non solo. Il mercato dei derivati, con costi delle transazioni molto più ridotte del mercato spot, sarebbe colpito in maniera proporzionalmente maggiore. Al contrario, gli acquisti realizzati con orizzonti di lungo periodo non subirebbero effetti apprezzabili. Questo significa che piccoli risparmiatori, fondi pensione e altri investitori istituzionali trarrebbero beneficio dall’imposta il cui peso ricadrebbe su attori altamente speculativi quali gli hedge fund. In altre parole la tassa rappresenta uno strumento di straordinaria
efficacia nel contrastare il “casinò finanziario” e per riportare la finanza al suo ruolo originario: non un fine in sé stesso per produrre denaro dal denaro nel più breve tempo possibile, ma un mezzo al servizio dell’economia e della società. La TTF si limita ai mercati finanziari. Altri trasferimenti, come i pagamenti per beni e servizi, le prestazioni lavorative, le rimesse dei migranti, i prestiti interbancari e ogni operazione delle banche centrali non verrebbero tassati in alcun modo. La dimensione della finanza è tale per cui anche un’imposta dello 0,05% permetterebbe di generare ogni anno un gettito di 200 miliardi di euro nella sola Europa e di 650 miliardi di dollari su scala globale, da destinare al welfare, alla cooperazione allo sviluppo e alla lotta contro i cambiamenti climatici.
Domande Frequenti
Che cos’è una Tassa sulle Transazioni Finanziarie (TTF)?
La TTF è una piccola tassa che verrebbe applicata a tutte le transazioni sui mercati finanziari. Si applicherebbe in particolare a ogni transazione finanziaria perpetuata attraverso lo scambio di azioni, di contratti futures o di qualunque altro strumento finanziario scambiato fra operatori attivi sui mercati.
A quali operazioni finanziarie verrebbe applicata la TTF?
La tassa riguarderebbe tutte le transazioni finanziarie (scambi di azioni, obbligazioni, scambi valutari e contratti derivati) sia sui mercati regolamentati che over the counter (OTC)
Si applicherebbe limitatamente alle transazioni fra attori operanti abitualmente sui mercati finanziari. Le transazioni come pagamenti per beni e servizi, prestazioni lavorative, rimesse all’estero non sarebbero soggette alla TTF.
Prestiti interbancari a breve termine e tutte le ordinarie operazioni bancarie (prelievi, versamenti, bonifici, ecc.) sarebbero esclusi dall’applicazione della tassa.
Qual è il legame fra la TTF e la Tobin Tax?
La Tobin Tax (proposta dall’economista James Tobin negli anni Settanta) è una tassa che riguarda esclusivamente gli scambi di valuta. Con la TTF verrebbe ampliato il numero delle transazioni tassabili e con un tasso inferiore a quello della Tobin.
Quali sono i tassi proposti e a quanto ammonterebbe il gettito della TTF?
I tassi proposti variano dallo 0,01% allo 0,5%. In generale non viene proposto un singolo tasso universale, ma lo si presume variabile a seconda del tipo di transazioni interessate.
In ogni caso la tassa è configurata in modo tale che gli investitori a lungo termine ne risentano solo in un arco di tempo molto lungo (per esempio in occasione dell’acquisto e della vendita di azioni in loro possesso. La tassa è inoltre ideata in modo da avere un impatto lieve sui trader occasionali, mentre intercetterebbe scambi di natura speculativa perpetuati per esempio da trader giornalieri (che eseguono un numero elevato di operazioni spalmate su un arco temporale anche di poche ore se non meno), rendendoli meno convenienti.
Il gettito globale dipenderebbe dal tasso imposto e dall’applicazione della TTF su scala internazionale. Se la tassa venisse applicata globalmente allo 0,05% si stima (Austrian Institute for Economic Research) che il gettito possa attestarsi fra i 500 e i 1000 miliardi di dollari l’anno anche a fronte di una potenziale riduzione di circa il 65% delle attività finanziarie conseguente all’introduzione della tassa.
E’ tecnicamente complicato prelevare la tassa?
Le operazioni finanziarie sulle borse di tutto il mondo vengono registrate su piattaforme elettroniche come lo SWIFT e il Continuous Liked Settlement Bank (CLS Bank). Basterebbe dunque un apposito software per prelevare l’imposta e versarla in automatico (per ogni operazione effettuata) all’ente preposto a raccogliere il gettito.
Chi applica la tassa e chi raccoglie il gettito?
Se la TTF fosse introdotta in un primo momento a livello dei singoli paesi, le rispettive autorità nazionali ne controllerebbero ogni aspetto e deciderebbero autonomamente se e quanto utilizzare del gettito raccolto per progetti internazionali. Questo potrebbe essere uno scenario iniziale. Nella auspicabile prospettiva dell’introduzione della tassa su scala globale, si dovrà andare verso la definizione di un ente sovranazionale (preferibilmente inquadrato nel sistema delle Nazioni Unite) che soprassieda a ogni fase dell’applicazione della TTF con poteri di controllo e di intervento in caso di infrazioni.
Quale sarebbe la destinazione del gettito raccolto?
Parte del gettito raccolto (potenzialmente il 50%) verrebbe impiegato per ridurre il debito pubblico e per compensare le enormi spese pubbliche (pagate con i soldi dei contribuenti) degli ultimi mesi risultate necessarie per salvare il sistema bancario e finanziario nonché al sostegno al reddito e all’occupazione e alla mitigazione delle criticità sociali acuitesi con la crisi. Un’altra parte del gettito verrebbe destinata in aiuti ai paesi più poveri del pianeta e rappresenterebbe una risorsa di importanza fondamentale per realizzare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio fissati dalla comunità internazionale nel 2000. In maniera ancora più generale, parte del gettito raccolto con la TTF potrebbe essere utilizzata per il finanziamento dei Beni Pubblici Globali. Parliamo di quei beni – dalla biodiversità alla tutela del clima fino alla stessa stabilità finanziaria – che interessano l’insieme dell’umanità e che nessun governo è in grado di assicurare autonomamente.
Perché i tempi per una TTF sono maturi?
C’è un deficit di risorse economiche. Il bisogno da parte dei governi di reperire risorse non è mai stato così elevato. Servono ingenti somme per abbattere i deficit pubblici, stimolare l’economia reale e le politiche sociali. Vanno reperite risorse per finanziare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e misure addizionali per far fronte ai cambiamenti climatici. Il sistema finanziario è al momento sottotassato. Nonostante abbia vissuto una fase di ampia espansione negli ultimi decenni fino ad arrivare a occupare la posizione di attore economico di primissimo piano, il settore finanziario contribuisce marginalmente ai bilanci degli Stati, pur trovandosi sempre più spesso (e non solo nelle ricorrenze di crisi cicliche) tra i responsabili delle difficoltà economiche cui gli Stati devono far fronte. Il sistema finanziario deve pagare la sua parte! Le persone non devono pagare due volte i costi di una crisi scatenata dalla finanza. Nei prossimi anni (e anche prima) i governi avranno bisogno di incrementare le proprie entrate e trovare una via d’uscita dalla recessione. Nella previsione di impopolari aumenti delle tasse sul reddito, della tassazione indiretta (IVA e tasse sul patrimonio) o dell’aumento di premi per assicurazioni contro la disoccupazione, l’immediato ampliamento della base imponobile, con l’inclusione del settore finanziario, sembrerebbe la migliore opzione possibile per attenuare i costi sociali della crisi.
Articolo segnalato da ADICONSUM Liguria
PREMIO BUENA MOVIDA 2014
Abiti in Centro Storico? Vicino a locali della Movida? Partecipa al Premio “Buena Movida 2014”.Con il tuo voto puoi scegliere il locale meno “fracassone”, quello che pur frequentato da chi vuole divertirsi è attento ai bisogni di chi abita vicino, non da da bere a ubriachi e minorenni, gestisce la clientela all’insegna del buon vicinato con i residenti, promuove cultura e musica per i suoi ospiti. Si vota il 29 e il 30 aprile 2014 presso le sedi di Assoutenti, Assest e delle altre associazioni aderenti all’iniziativa.
Assoutenti e Assest insieme alle associazioni del centro storico aderenti alla FACS (Federazione Associazioni Centro Storico) e alle associazioni dei consumatori aderenti alla CLCU (Consulta Ligure Consumatori Utenti) promuovono il premio “BUENA MOVIDA” che verrà assegnato al locale del centro storico più votato dai residenti per aver conciliato al meglio le proprie attività di divertimento con il diritto al riposo.
Operazioni di Voto
Ogni residente in centro storico (ex sestieri Prè, Molo, Maddalena – Municipio 1 Centro Est) munito di valido documento di riconoscimento potrà esprimere una preferenza sulla scheda di voto che verrà consegnata presso i seggi messi a disposizioni dalle associazioni aderenti nei giorni e ore indicati.
29 aprile 2014 dalle ore 15:00 alle ore 17:00 presso le sedi delle associazioni dei consumatori:
Vico superiore del Ferro, 17r c/o ASSOUTENTI
Piazza Campetto, 10 – 4° piano c/o ADICONSUM
Vico Falamonica, 1 – 3° piano scala S c/o Lega Consumatori
Via XXV Aprile, 16/11 c/o CODACONS
Salita San Leonardo, 9/2 c/o Casa del Consumatore
Le Associazioni del Coordinamento Ligure CLCU (Adiconsum, Adoc, Assoutenti, Casa del Consumatore, Codacons, Lega Consumatori e MDC) hanno richiesto con urgenza un incontro congiunto con Assessore Regionale alle Politiche attive del lavoro e dell’occupazione, politiche dell’immigrazione e dell’emigrazione, trasporti, E. Vesco; Assessore Comune di Genova Mobilità eTrasporti, A. Dagnino e E. Melloni, Servizi Regionali FF.SS. Il CLCU ha inoltrato la richiesta per discutere sul tema del mantenimento della tariffa integrata bus+treno. In merito ha richiamato la Legge Regionale 6/2012, il comma 461 dell’art.2 Legge Finanziaria 2008, il protocollo siglato con l’Amministrazione Comunale di Genova il 18 giugno 2008, che riconoscono il ruolo delle associazioni dei consumatori “per la rappresentanza nell’interesse dei consumatori e degli utenti in merito alle decisioni inerente l’organizzazione dei Servizi e per garantire l’universalità e gli standard di qualità degli stessi”.
Alessia De Pascalis
Adiconsum evidenzia che l’ultima circolare del Ministero del 07-03-2013 chiariva definitivamente che il contributo scolastico è puramente volontario.
In molti Istituti, da tempo ormai, quella che poteva essere una cortese concessione delle famiglie degli studenti o un evento del tutto eccezionale in tema di erogazione liberale si è, pericolosamente, trasformata in prassi consolidata: i genitori versano alle scuole italiane delle somme quasi fossero delle tasse obbligatorie. Sconcerta il fatto che esistano dei veri e propri tariffari, in Liguria ma non solo, a seconda degli Istituti che fanno oscillare “l’obolo” dalle 60,00 euro alle 80,00, a discrezione di chi ed in base a quali criteri non è dato sapere.
Nonostante l’autonomia ed il riconoscimento della personalità giuridica alle istituzioni scolastiche prevedano altri mezzi per reperire risorse attraverso forme di autofinanziamento, sicuramente il ricorso ai genitori appare ancora la via più semplice da percorrere. Fermo restando che già il Ministero dell’Istruzione per mezzo di una circolare aveva già chiarito:
“In ragione dei principi di obbligatorietà e di gratuità, non è consentito richiedere alle famiglie contributi obbligatori di qualsiasi genere o natura per l’espletamento delle attività curriculari e di quelle connesse all’assolvimento dell’obbligo scolastico (fotocopie, materiale didattico o altro), fatti salvi i rimborsi delle spese sostenute per conto delle famiglie medesime (quali ad es.: assicurazione individuale degli studenti per RC e infortuni, libretto delle assenze, gite scolastiche, etc.). Eventuali contributi per l’arricchimento dell’offerta culturale e formativa degli alunni possono dunque essere versati dalle famiglie solo ed esclusivamente su base volontaria”, la consuetudine della richiesta di denaro alle famiglie però non si è arrestata.
I capi di Istituto spesso si adeguano alle direttive indicate dai predecessori “ereditando” già l’abitudine a ricevere queste somme di denaro elargite dalle famiglie; i docenti, capita che ignorino la questione anche perchè grazie ai “tagli alla Scuola” sono nelle condizioni di doversi autotassare per acquistare gessi per lavagne, cartaigienica e saponi. Pur comprendendo il grave stato di salute delle Scuole, richiedere versamenti di somme di denaro alle famiglie, salvo i casi citati nella suddetta circolare, resta un atto illegittimo ad esclusione delle erogazioni assolutamente volontarie. Il contributo dovrebbe essere inteso come una partecipazione economica delle famiglie per il raggiungimento di un risultato comune finalizzato ad esempio all’innovazione tecnologica, all’edilizia scolastica, ampliamento dell’offerta formativa e quindi non al funzionamento ordinario della scuola come invece accade. E’ bene ricordare, per altro che, le erogazioni volontarie, se effettuate tramite banca o ufficio postale, con la specifica indicazione della causale, sono detraibili e/o deducibili, a differenza dei contributi volontari non finalizzati che finiscono semplicemente nel capitolato di spesa “non vincolati”.
Il presidente regionale Adiconsum, Stefano Salvetti, più volte sollecitato dalle famiglie consegna questa nota giornalistica a chiarimento definitivo della volontarietà del contributo scolastico pur consapevole della difficoltà in cui versano gli Istituti.
Alessia De Pascalis
Un invito ad aggiornarsi e ad agire con più forza sia in campo “socio-politico” che in campo legale: è questo il valore della presentazione del volume “Codice dell’Ambiente” tenutasi il 18 Marzo scorso, alle ore 17,30, presso il Circolo Arci “Zenzero”, in Via Torti 35, a Genova. Edito da “La Tribuna”, l’opera vanta la preziosa penna di Stefano Maglia, professore in “Diritto ambientale” presso l’Università di Parma, co-direttore delle riviste “Ambiente&Sviluppo” e “TuttoAmbiente.it”, consulente legale ambientale ed autore di numerosi volumi e pubblicazioni in materia oltre che relatore e coordinatore scientifico in numerosi corsi, convegni e master. La serata sarà coordinata da Vittorio Bigliazzi, Movimento Difesa del Cittadino MDC Genova, associazione aderente al CLCU (Coordinamento Ligure Consumatori Utenti); introdurrà Gian Paolo Bellone (Ufficio Vertenze Legambiente e MDC) e relazioneranno il Dr. Valerio Gennaro Responsabile “Medici per l’Ambiente” (ISDE Genova) e membro della Commissione Ambiente Ordine Medici; il Dr. Antonio Manti, Circolo ARCI “Zenzero”; Santo Grammatico, Presidente Legambiente Liguria; Vincenzo Cenzuales, Presidente WWF Genova e responsabile energia; Dr. J.L. Ravetti, Presidente Commissione Ambiente Ordine dei Medici; Dr. Gianfranco Porcile Responsabile ISDE Liguria. Gli argomenti saranno diversi e di massima attualità, a partire dalla grave vicenda dell’ILVA di Taranto, per approdare quindi in Liguria: a Genova per la discarica Scarpino (inquinamento fino al mare ed a Sestri Ponente) e a Vado (SV) per la centrale a carbone tra le case. Argomentare su simili realtà ha una molteplice valenza, non ultima quella di porre all’attenzione il fatto che la Magistratura è costretta ad intervenire nel settore ambientale in mancanza di un impegno concreto delle autorità civili preposte ed, «in Paese “normale” non dovrebbe essere così». Ecco quindi che la conoscenza delle nuove proposte di Leggi ambientali che riguardano anche il “penale” e non solo il “civile” diventa indispensabile.
Alessia De Pascalis
guarda il video della presentazione: parte prima – parte seconda